di Alessia N. 2ARIM
Il 27 gennaio , come ogni anno, ricorre la Giornata della memoria.
La storia ci pone di fronte all’immane tragedia dell’uomo del XX secolo, che ci carica di responsabilità e vergogna come esseri umani, come persone dotate di intelletto, in grado di pensare, decidere, ragionare sui motivi della nostra esistenza.
Le testimonianze che ci sono state tramandate sulla Shoah, direttamente o indirettamente, oralmente, attraverso i libri e i filmati, sono intrise di sofferenza, di paure, di orrore, di falsa speranza, di persone, uomini, donne e bambini innocenti, ma “colpevoli” di essere nati, di avere voluto vivere e sopravvivere.
Ieri loro, domani, quale popolo? Quale etnia? Quale comunità?
Molte sono le parole spese per sottolineare la disumanità di quanto avvenuto - qualcuna, forse, anche di sola circostanza - ma è nostro dovere, soprattutto di noi giovani generazioni, far sì che questa riflessione diventi profonda e colpisca i sentimenti, il centro del nostro cuore, perché è proprio questo che la natura ci ha dato, differenziandoci dall’essere animale: la capacità di distinguere il bene dal male, il giusto dall’ingiusto.
Sembra logico chiedersi: che senso ha pensare di raggiungere altri mondi, la Luna, Marte e altri pianeti, se poi non siamo in grado di comunicare tra noi, qua, sulla Terra, e ci facciamo sopraffare dai nazionalismi, dagli interessi, dalle rivalità e dall’invidia tra popoli, continuando ad erigere barriere?
È proprio alla luce di questa sfida - capire e riflettere sul passato per ponderare bene il futuro - che le classi 2arim e 2afm hanno allestito una mostra relativa alla storia di sopravvissuti ai campi di concentramento nazisti e di "Giusti tra le Nazioni", che hanno aiutato molti ebrei a salvarsi dalla furia dello sterminio.
Andra e Tatiana Bucci, Liliana Segre, Nedo Fiano: tutti deportati ad Auschwitz e sopravvissuti, oggi testimoni di un orrore che non deve mai più ripetersi.
Giorgio Perlasca e Gino Bartali, che hanno rischiato la propria vita per aiutare molti ebrei a fuggire da un'Europa malata di antisemitismo.
Una giornata emblematica come questa viene celebrata solo un giorno all’anno, ma è importante ricordarsi che non solo in questi eventi bisogna dimostrare rispetto.
Ogni giorno ci si deve impegnare a sviluppare una particolare sensibilità verso l’accettazione dell’altro e a vivere senza erigere muri d’ignoranza. Ciò che ci resta è la possibilità di essere migliori.
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