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#NOBULLISMO

USA LE PAROLE "GIUSTE": IN RETE NON CREARE MALINTESI

di Davide V.



Da qualche anno a questa parte si registrano tra i giovani alti tassi di suicidio causato dal cyberbullismo. Quando si scrive qualcosa in rete bisogna dosare le parole perché potrebbero ferire qualcuno, anche se non era voluto.


Per contrastare il problema della violenza verbale in rete è nato “Parole Ostili” cioè "un progetto sociale di sensibilizzazione contro la violenza delle parole" che spiega come non creare malintesi nella comunicazione.


Nel 2013 alcuni ragazzi insultarono in rete ripetutamente e diffusero del materiale intimo su una ragazzina di quattordici anni senza il suo consenso. Carolina Picchio, la ragazza in questione, si tolse infine la vita dopo che i filmati iniziarono a circolare per il web.


Febbraio 2014: una ragazza a Padova si è suicidata per colpa di utenti che ogni giorno la tempestavano di insulti. “Suicidati”, “Sei strana, meriti di stare sola”: questi sono solo alcuni dei messaggi che le venivano mandati ogni giorno fino a spingerla al suicidio.


Da questi esempi capiamo come le parole usate a sproposito possano avere conseguenze catastrofiche.

Alcuni pensano che sia impossibile, che nessuno si suiciderebbe per dei commenti su internet. Invece questo succede e il fenomeno non è in diminuzione: il cyberbullismo e l'odio in rete sono sempre più presenti, le persone si attaccano per ragioni futili. Chi esprime la propria opinione sui social viene spesso insultato, a volte anche in maniera molto pesante, solo perché altri pensano il contrario. Ormai le persone che discutono civilmente sono sempre più rare.


Una soluzione potrebbe essere creare un solo account per persona registrando la carta di identità, così le persone penserebbero bene prima di attaccare gli altri. Ancora meglio sarebbe però se, senza proibizioni, ognuno si impegnasse per evitare, in rete e nella realtà, #paroleostili .




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